Il panorama universitario italiano mostra segnali di vitalità e trasformazione secondo l'ultima edizione del rapporto CENSIS delle Università italiane, pubblicata il 17 luglio 2025. I dati rivelano non solo un incremento significativo delle immatricolazioni, ma anche profondi cambiamenti nelle preferenze disciplinari che riflettono l'evoluzione del mercato del lavoro e delle sensibilità sociali.
Una crescita che guarda al Centro Italia
L'anno accademico 2024/2025 registra un aumento del 5,3% degli immatricolati rispetto all'anno precedente, confermando un trend positivo che, negli ultimi dieci anni, aveva conosciuto una battuta d'arresto solo nel 2021-2022, in piena crisi pandemica. Particolarmente interessante è la distribuzione geografica di questa crescita: mentre gli atenei delle regioni centrali hanno visto un boom del 14% di nuovi iscritti, seguiti dal Sud con un +6,1%, il Nord mostra segnali contrastanti, con il Nord-Est a +2% e il Nord-Ovest addirittura in calo dello 0,9%.
Questo dato suggerisce una possibile inversione di tendenza rispetto ai tradizionali flussi migratori studenteschi dal Sud verso il Nord, con le università del Centro Italia che emergono come nuovo polo di attrazione per gli studenti.
Le discipline STEM e sanitarie guidano il cambiamento
L'analisi delle scelte disciplinari rivela trasformazioni strutturali nel capitale umano che il Paese sta formando. Se confrontiamo i dati attuali con quelli di 25 anni fa, emerge un quadro di profondo rinnovamento:
Le aree STEM hanno registrato un incremento del 42,8% dal 2000, con picchi notevoli in alcuni settori specifici. L'informatica e le tecnologie ICT hanno visto un aumento del 48,5%, mentre l'ingegneria industriale e dell'informazione è cresciuta del 55,1%. Questi numeri testimoniano la risposta del sistema universitario alle esigenze di digitalizzazione del Paese.
L'area sanitaria e agro-veterinaria mostra l'incremento più significativo (+63,2%), trainata soprattutto dai corsi medico-sanitari e farmaceutici. Un dato sorprendente riguarda le scienze motorie e sportive, che hanno registrato un'espansione del 224,9%, con una crescita particolarmente marcata tra gli studenti maschi (+309,5%).
Il declino delle discipline tradizionali
Al contrario, le aree tradizionalmente forti del sistema universitario italiano hanno subito un ridimensionamento. I corsi giuridici hanno perso il 25,3% degli immatricolati in 25 anni, mentre l'area linguistica ha registrato un calo dell'11,6%. Anche architettura e ingegneria civile hanno visto una contrazione del 20,1%, segnalando possibili criticità nel settore delle costruzioni.
Questi dati non rappresentano necessariamente un impoverimento culturale, quanto piuttosto una riconfigurazione delle competenze richieste dalla società contemporanea, dove la formazione giuridica e umanistica tradizionale deve integrarsi con nuove competenze tecnologiche e scientifiche.
Il divario di genere nelle STEM: progressi e sfide
Un aspetto particolarmente rilevante riguarda l'evoluzione della presenza femminile nelle discipline scientifiche. Mentre in ingegneria industriale e dell'informazione le immatricolate sono cresciute del 173,6% contro il 35% dei maschi, e nel gruppo scientifico l'incremento femminile (+83,8%) supera quello maschile (+60,5%), permangono aree dove il divario resta significativo. L'informatica, ad esempio, vede ancora una prevalenza maschile con un incremento del 54,8% per gli uomini contro il 21,2% per le donne.
Le eccellenze del sistema universitario
La classifica degli atenei conferma alcune eccellenze consolidate. Tra i mega atenei statali, l'Università di Padova mantiene il primato con 90,3 punti, seguita da Bologna (87,7) e da Pisa, che sale in terza posizione con 84,7 punti. Il Politecnico di Milano domina la classifica dei politecnici con 98,8 punti, mentre tra i medi atenei statali spicca l'Università di Trento con 93,7 punti.
Particolarmente interessante è il primato dell'Università della Calabria tra i grandi atenei statali (94,3 punti) e dell'Università di Camerino tra i piccoli atenei (96,0 punti), a dimostrazione che l'eccellenza universitaria non è prerogativa esclusiva delle grandi città o delle regioni più sviluppate.
Uno sguardo al futuro
I dati del Rapporto CENSIS 2025/2026 delineano un sistema universitario in trasformazione, che cerca di rispondere alle sfide della modernità mantenendo al contempo la propria tradizione di eccellenza. L'aumento delle immatricolazioni, dopo anni di stagnazione, è un segnale positivo che indica una rinnovata fiducia nel valore dell'istruzione superiore.
Le università italiane si trovano di fronte alla sfida di bilanciare tradizione e innovazione, garantendo una formazione che sia al tempo stesso solida nei fondamenti e aperta alle competenze del futuro. Il progressivo riequilibrio di genere nelle discipline scientifiche, seppur ancora incompleto, rappresenta un elemento di modernizzazione del sistema che dovrà essere ulteriormente sostenuto.
La distribuzione geografica delle immatricolazioni suggerisce inoltre la necessità di politiche mirate per sostenere gli atenei del Nord-Ovest, tradizionale motore economico del Paese, e per consolidare il ruolo emergente delle università del Centro Italia come nuovo polo di attrazione studentesca.